Il povero superbo, Venezia, Fenzo, 1755

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Pancrazio.
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 È bene una gran cosa
525che viver non si possa a modo suo
 e che cerchi ciascuno i fatti altrui,
 senza pensare e provedere i sui.
 Vengo in campagna e qui goder io bramo
 la dolce libertà;
530e in questa casa a forza ognor vien gente.
 Vengo per divertir la mia figliuola
 che sempre non stia sola
 serrata in quattro mura
 ma neppur qua so ben se sia sicura.
535Vengo alfin per scoprire
 a Lisetta il mio cuor tenero e caldo
 e finora parlarle
 non potetti e il mio amor manifestarle.
 Più lontano anderò, sì più lontano
540e nascosto ad ognun... Ma poi Lisetta
 che farà? Verrà meco
 Lisetta ancor; ma s’avvicina... Oh quanto
 è vaga ed ammirabile;
 oh quanto, oh quanto sei Lisetta amabile.
 
 SCENA II
 
 LISETTA e detto
 
 Lisetta
545Che fu signor padrone,
 che v’ho fatt’io? Mi pare
 che più ben come pria non mi volete.
 Pancrazio
 Perché dite così? Perché temete?
 Lisetta
 Perché questa mattina
550voi detto non m’avete una parola;
 ero usata a sentirmi
 in camera chiamare ed ordinarmi
 la cioccolata
 ed il caffè ma questa mane poi
555nulla caro padron feci per voi.
 Quando vi sono accosto
 solo giubilo e godo
 e provo doglia ben sì cruda e strana
 quando al caro padrone io son lontana.
 Pancrazio
560Anch’io se teco sono
 cara Lisetta mia vivo contento
 ma non vedi che folla
 di forestieri è stata ad imbrogliarmi?
 Lisetta
 Che volete voi far? Vi vuol pacienza.
 Pancrazio
565Tutto va ben ma con più pace e senza
 disturbi io viver voglio
 e perciò ritirarmi più lontano.
 Non dormir la mattina il suo bisogno,
 cenar tardi e star sempre in soggezione
570non è buon per mia debol complessione.
 Io spendo e in complimento
 mi rovino per gl’altri e però penso
 allontanarmi più; che te ne pare?
 Su questo che sapresti consigliare?
 Lisetta
575Non so che dir; padrone,
 voi ben dite e pensate
 per quanto a voi conviene
 ma di me poveraccia
 che cosa sarà mai? (Piange)
 Pancrazio
                                      Cara Lisetta
580non pianger per pietà. Di che paventi?
 Ch’io ti lasci giammai? Oh non temerlo,
 meco, meco verrai,
 meco Lisetta mia tu resterai.
 Lisetta
 Ma in questo che direbbe
585la gente avvezza a mormorar per nulla?
 Un’onesta fanciulla
 sola in casa d’un uom, lontana ai suoi
 con un padron non tanto vecchio ancora...
 Basta...
 Pancrazio
                 Tu dici bene,
590se fossi vecchio assai
 nulla da sospettar non vi sarebbe;
 ma pur v’è la mia figlia.
 Lisetta
                                              È ver, ma presto
 maritarla dovrete.
 Pancrazio
                                    Io dovrò farlo.
 Lisetta
 E allora resterem noi soli in casa?
595Oh poveretta me! Cosa vorrete
 che di noi dica il mondo?
 Pancrazio
 Dunque restar potresti
 così senza di me?
 Lisetta
                                   Restar potrei?
 Eh no signor padrone!
600Se mi lasciaste qua certo morrei;
 allevata da voi
 vi stimo come padre.
 Pancrazio
                                         Ed io da figlia.
 E pur se non volete
 meco venire vi vorrà pacienza;
605veggo ben che di me poco vi preme
 e che qualche genietto
 vi tiene il cuor tra’ lacci suoi ristretto.
 Lisetta
 Padrone se ho morosi
 il diavolo mi porti e prego il cielo
610che... Basta, io non penso
 ad alcuno... Ma piano
 con questi giuramenti, oh che purtroppo
 penso a persona che mi sta nel cuore.
 Pancrazio
 Ah? Brava? Non l’ho detto?
615Si può saper del vostro amor l’oggetto?
 Lisetta
 Io lo direi... Ma...
 Pancrazio
                                  Dite
 con libertà.
 Lisetta
                        Che ve lo dica e poi?
 Pancrazio
 Parlate pur, dite, chi è?
 Lisetta
 L’oggetto del mio amor siete sol voi.
 Pancrazio
620Io cara?
 Lisetta
                  Signorsì
 e voi potreste poi lasciarmi qui?
 
    Voi lasciarmi? Oh questo no.
 Caro caro padroncino,
 quel visetto tenerino
625m’ha ferito il coricino.
 Voi lasciarmi? Io morirò.
 
    Padroncino dolce dolce,
 o d’amarmi rissolvete
 o rendetemi il mio cor,
630lo vedete son ferita,
 sono morta... Oimè pietà...
 Voi lasciarmi? Oh questo no.
 
    Padroncino bello bello,
 voi vedete la mia vita...
635Più non posso oh dei soffrire
 il martire dell’amor.
 
 SCENA III
 
 DORISBE e PANCRAZIO
 
 Pancrazio
 Oh quanto è cara e buona
 quella ragazza mia.
 Dorisbe
                                      Padre diletto
 tempo mi par che rissolviate un poco
640del mio stato futuro.
 Pancrazio
 Oh sì ci penso, figlia mia, sicuro;
 ma tu sei giovanetta
 né manca tempo a cercar stato ancora.
 Dorisbe
 È vero, o genitor, ma gl’anni miei
645cominciano a lasciare il più bel fiore
 ed inquieto in seno io sento il core.
 Pancrazio
 Ami tu forse?
 Dorisbe
                            Oh dei! Padre purtroppo
 amor mi strinse in sue ritorte amiche.
 Pancrazio
 E chi ami tu?
 Dorisbe
                            Di Montebello il conte.
 Pancrazio
650Ed ei ti corrisponde?
 Dorisbe
                                         Io così spero.
 Pancrazio
 E ben sposa sarai del cavaliero.
 Dorisbe
 E di qual cavaliero?
 Pancrazio
                                       Non dicesti
 che tu ami il cavalier di Montefosco?
 Dorisbe
 No no di Montebello
655il gentil conte adoro.
 Pancrazio
                                        E vuoi tu quello?
 Dorisbe
 Se vi piace così son paga anch’io
 e questo, io dico il vero, è il genio mio.
 
 SCENA IV
 
 SCROCCA e detti
 
 Scrocca
 È permesso venir?
 Dorisbe
                                     Che vuol costui?
 Pancrazio
 Venite pur, cosa volete?
 Scrocca
                                              A voi
660lustrissimo signor, con permissione
 vorrei spiegare un mio concetto solo.
 Pancrazio
 Parlate, che volete?
 Scrocca
                                      A vosustrissima
 umilmente perdono
 chiedo padrona mia riveritissima.
 Dorisbe
665Vi son bene obbligata.
 Scrocca
                                           Ah mi condoni
 il disturbo illustrissime padrone.
 Dorisbe
 Nulla, nulla, parlate.
 Scrocca
                                        Io non sapevo
 che la fosse qui sola
 con il nobile suo padre illustrissimo. (A Dorisbe)
 Pancrazio
670Ma via cosa volete,
 abbastanza lustrato ormai m’avete.
 Scrocca
 Non vorrei che diceste
 che questo è troppo ardir.
 Dorisbe
                                                  Ma via parlate
 con libertade.
 Scrocca
                            Oh per amor del cielo
675la mi scusi signore.
 Pancrazio
                                      Oh che seccagine!
 Ma dite che volete e le parole
 buttate fuori...
 Scrocca
                              Io qui sono mandato
 dal cavalier lustrissimo padrone.
 Pancrazio
 Che vuol da me?
 Scrocca
                                  Parlarvi.
 Pancrazio
680E tanto vi voleva?
 Scrocca
 Oh dei! Forse è sdegnato
 lustrissimo signor? Ei m’ha mandato.
 Pancrazio
 Nulla, nulla, che venga.
 Scrocca
 Se vado dunque e lui verrà fra poco.
 Dorisbe
685(Oh che tormento, io me ne sto nel fuoco).
 Scrocca
 Umilissime grazie
 alla bontà grandissima
 di vostra signoria sempre illustrissima.
 Pancrazio
 Andate pur, non occor altro.
 Scrocca
                                                     Ho inteso,
690verrà... Permetta intanto.
 Pancrazio
                                                 Andate in pace,
 già m’avete seccato.
 Scrocca
                                       Ah la permetta...
 Pancrazio
 Ho inteso, andate là.
 Scrocca
                                        Signor la supplico (Vuol baciar la mano a Pancrazio)
 a permetter che bacci a lei la mano
 solo perché non l’ho pregata invano.
 
695   Vengo illustrissimo
 le sue carissime
 grazie a ricevere,
 a vosustrissima
 io do il buongiorno,
700di vuosustrissima
 grazie ritorno
 alla bontà.
 
    Un cuor ch’è nobile,
 un cuor magnanimo
705sempre conoscere
 padron lustrissimo
 sempre si fa.
 
 SCENA V
 
 DORISBE e PANCRAZIO
 
 Pancrazio
 Maledetto colui,
 con tante cerimonie ei m’ha stordito
710né mi ricordo più cosa m’ha detto.
 Dorisbe
 Vi disse che voleva
 parlarvi il cavaliero.
 Pancrazio
 Ho inteso, è ver. Vado al gastaldo e voglio
 che il bisogno gli dia.
 Dorisbe
715Ma padre qual sarà la sorte mia?
 Pancrazio
 Sarà la vostra sorte... Sì sarà...
 Deh lasciatemi star per carità. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 DORISBE ed il CONTE DI MONTEBELLO
 
 Dorisbe
 Oh misera Dorisbe. Il tuo destino
 prende un pessimo aspetto
720e il cuor balzando tel predice in petto.
 Oh conte, oh conte mio
 né ancor vi veggo... Eccolo appunto.
 il Conte
                                                                  Oh cara
 qual pena vi conturba
 il sereno del ciglio e insiem del cuore?
725A’ nostri voti corrisponde amore?
 Dorisbe
 Io lo spero mio ben ma il padre mio
 come indur non saprei
 a stabilire i vostri preghi e i miei.
 Facile a smenticarsi
730le promesse, i pensieri,
 fa che dubiti sempre o poco speri.
 il Conte
 E dunque, che farem?
 Dorisbe
                                           Soffriamo un poco;
 a tentarlo ritorno
 e voglio terminarla in questo giorno.
 Conte
735Adorato mio bene
 volentieri sopporto
 il dolce peso delle mie catene
 ma se perdo mia vita ogni speranza
 per sostenermi, oh dei, che più m’avvanza?
 Dorisbe
740Ma voi parlar non gli facesti?
 Conte
                                                       Io credo
 che a quest’ora parlato
 il cavalier gli avrà, se n’è impegnato.
 Dorisbe
 Voglia il cielo che ascolti
 le sue proposte il genitor, che m’ama,
745e che voglia arricchirmi d’un tesoro,
 concedendomi voi che solo adoro.
 Conte
 Come, ne dubitate?
 Dorisbe
                                       Oh dei! Mio bene
 così sperar e dubitar conviene.
 Conte
 Così parlando a chi v’adora, o cara,
750infondete nel sen doglia più amara.
 
    A questo dubbio attroce
 ah che morir mi sento,
 io perdo e moto e voce
 e l’aspro tormento
755non posso più soffrir.
 
    Tener l’amato oggetto
 vicino agl’occhi e al cuore
 e aver con esso in petto
 di perderlo il timore
760è un duol che fa languir.
 
 SCENA VII
 
 DORISBE sola
 
 Dorisbe
 Amore, amor secondo
 volgi lo sguardo a chi ti sacra il petto.
 Se il fato mi divide
 da quello del mio fuoco
765sì preggiabile oggetto
 quale, oh numi, sarà la vita mia?
 Sempre in pene ed affanni
 passerò sospirando i più begl’anni.
 
    Se dell’anime fedeli
770tu secondi i voti amore,
 deh seconda del mio core
 anco i voti in questo dì.
 
    Non soffrir che le crudeli
 smanie ree de’ sventurati
775turbin cuori amanti amati
 cui ragione i lacci ordì
 il piacer di questo cor.
 
 SCENA VIII
 
 Gabinetto in casa di Pancrazio.
 
 MADAMA e PANCRAZIO
 
 Madama
 Io la voglio così, non replicate.
 Se vi piace l’offerta
780abbracciatela tosto o me ne vo.
 Pancrazio
 Bene ho inteso. Madama io penserò.
 Madama
 Non v’è tempo a pensar, via rissolvete.
 Io son ricca, il sapete,
 son bella, lo vedete,
785son buona, il proverete, e poi e poi
 pare che nata apposta io sia per voi.
 Pancrazio
 Grazie, grazie madama. Io mi ricordo
 assai ben la lezione.
 Madama
                                       Replicatela.
 Pancrazio
 Diceste che volevi
790piante da seminar nel giardinetto.
 Madama
 Il diavol che vi porti!
 Parlai del matrimonio progettato.
 Pancrazio
 Della figliuola mia non ho parlato.
 Madama
 Ma scusate Pancrazio
795questa maniera vostra è assai incivile,
 non son donna sì vile
 che meriti per scherno esser trattata
 con sì poca creanza.
 Pancrazio
                                       Oh ciel? Madama
 mi torni a replicar ciò ch’ella brama.
 Madama
800V’ho detto di sposarvi.
 Pancrazio
                                            Oh bene, oh bene!
 Madama
 Ma con patto però che mi lasciate
 in libertà di far ciò che mi piace.
 Pancrazio
 Oh brava, oh brava! Viveremo in pace.
 Madama
 Di mode e servitù farò provista;
805io vo’ gioie e carozza
 e come s’usa in oggi dalla gente
 io doppio voglio il cavalier servente.
 Pancrazio
 Abbiatene anche tre, nulla m’importa.
 Madama
 Nel teatro vuo’ palco
810e vuo’ conversazione
 tre giorni almen la settimana.
 Pancrazio
                                                         È giusto,
 madama ha ben ragione, io ci ho gran gusto
 e poi...
 Madama
                E poi il mio core
 solo per voi sarà arrostito e cotto.
815Voi sarete il mio ben (o che merlotto!)
 Pancrazio
 Eh via rider mi fate.
 Madama
                                        Un altro scherno!
 Pancrazio
 No madama vi dico esser il riso
 dell’interno piacer segno ben chiaro.
 Madama
 Io dunque al matrimonio mi preparo.
 Pancrazio
820Ella è padrona.
 Madama
                               A me dunque la mano
 di sposo porgerete?
 Pancrazio
                                       Oh piano, piano,
 le cose non vo’ far con tanta fretta
 e consigliar mi voglio con Lisetta.
 Madama
 Oh bella, oh bella affé. Voi posponete
825ad una serva vile una signora
 che vi stima cotanto e che v’adora?
 Figlia d’un generale de’ cavalli,
 son ricca d’ogni ben che amor comparte;
 orsù poche parole,
830non mi merita no chi non mi vuole.
 
    Un brutto vechiaccio
 stizzoso, insolente
 non speri godere
 di donna gentile
835l’amore e la fé.
 
    Il vero vi dico,
 io voglio al mio lato
 un giovin garbato
 che meriti amor.
840Stizzoso vecchietto
 vi mando e stramando,
 non fate per me.
 
 SCENA IX
 
 PANCRAZIO, poi il CAVALLIERE
 
 Pancrazio
 Che gran fortuna io perdo,
 pianger mi converrà la mia disditta.
 Cavaliere
845Oh galantuomo quel ch’è stato è stato,
 vi perdono, già il caldo m’è passato.
 Pancrazio
 (Oh che boria! O che fumo!)
 Cavaliere
 V’ho da parlar.
 Pancrazio
                              Lungo negozio?
 Cavaliere
                                                             Breve;
 datemi da seder.
 Pancrazio
                                  Se è l’affar lungo,
850più tosto...
 Cavaliere
                       Io vo’ sedere.
 Pancrazio
 Oh subito illustrissimo la servo.
 Lisetta vieni qua.
 
 SCENA X
 
 LISETTA e detti
 
 Lisetta
 Che volete signor?
 Pancrazio
                                     Porta una sedia,
 che questo galantuomo
855vuole...
 Cavaliere
                 Che galantuomo, a chi parlate?
 Pancrazio
 Oh non mi ricordai, signor scusate.
 Lisetta
 Ma insomma che volete?
 Cavaliere
 Lisetta da sedere.
 Lisetta
                                   Ora vi servo. (Lisetta parte e poi torna)
 Cavaliere
 Oh! Che bella ragazza!
 Pancrazio
                                            È cameriera
860di mia figlia Dorisbe...
 Cavaliere
                                            E insiem di voi...
 Pancrazio
 Vuol saper troppo.
 Cavaliere
                                     C’intendiam fra di noi.
 Lisetta
 Ecco le sedie; volet’altro?
 Cavaliere
                                                Addio.
 Lisetta
 Che spiantato che siete, o padron mio.
 
    Spennacchiato barbagiani
865mi parete, o padron mio,
 che facendo va così. (S’alza ed abbassa immitando il moto del barbagiani)
 
    Mi parete un civettone
 che gli augelli abbia desio
 d’ingannar sul far del dì.
 
870   Ma non son per vostri inganni
 un merlotto, pettorosso,
 vi conosco, vi disprezzo,
 di voi rido civettaccio
 maledetto spiantataccio,
875io di voi non so che far.
 
    Io vi dico in confidenza
 in presenza del padrone,
 se volete io vi mando
 sino a farvi ben girar.
 
 SCENA XI
 
 Il CAVALLIERE e PANCRAZIO
 
 Cavaliere
880Che insolenza... Cospetto? (Siede)
 Pancrazio
                                                   E via signore
 non si riscaldi il sangue.
 Cavaliere
 Or ora è stato al mio palazzo il conte
 di Montebello e mi bacciò la mano
 e come che egli gode...
 Pancrazio
885Con buona grazia. (Siede)
 Cavaliere
                                     La mia prottezione
 egli m’ha confidato
 che della figlia vostra è innamorato.
 Gli ho fatto dar la cioccolata e intanto
 il tutto mi narrò
890ed umilmente poi mi supplicò
 che parlar vi volessi. Io consolarlo
 promisi tosto e come siamo in villa
 coll’occasion che per di qui passai
 visitarvi Pancrazio io non negai.
895Venni in persona a domandar per lui
 la vostra figlia bella
 e fo miei propri i desideri sui.
 Pancrazio
 Attonito rimango
 dell’onor che mi fa
900l’illustrissimo... Oh bella?
 Non mi ricordo il nome...
 Cavaliere
 Il cavalier del Zero.
 Pancrazio
 Sì sì me lo ricordo, è vero, è vero.
 Poiché passò di qui sendo in campagna,
905un onor così grande egli mi fa;
 del resto un tal signor di qualità
 incomodato no non si saria
 di decorar così la casa mia.
 Cavaliere
 Eh siamo in villa. E ben che rispondete?
 Pancrazio
910Io gli dirò con libertà sincera
 ho da fare un pocchetto e la mia figlia
 dar non posso a... chi mai? Chi fu mai quello?
 Cavaliere
 Pel conte la chies’io di Montebello.
 Pancrazio
 Ho la bella memoria! Un tal soggetto
915merita una gran stima
 ma colla figlia mia vo’ parlar prima.
 Cavaliere
 Bene, ritornerò.
 A che ora pranzate?
 Pancrazio
                                       Io non lo so.
 Cavaliere
 Io mi figuro a mezzodì sonato.
 Pancrazio
920Qualche volta a quell’ora ho già pranzato.
 Cavaliere
 Dunque verrò più presto
 ma se vi trovo a tavola
 non vorrei aspettar.
 Pancrazio
                                       Se i pari suoi...
 Cavaliere
 Sì sì v’ho inteso, io pranzerò con voi.
 Pancrazio
925Mi dispiace che lei...
 Cavaliere
 Sendo a tavola insieme
 potremo ragionar di quel che preme.
 Pancrazio
 Ragionare di che? Non mi ricordo.
 Cavaliere
 Fatte lo smemoriato e fatte il sordo?
930Torneremo da capo a desinare.
 Pancrazio
 Venga (per una volta si può fare).
 Cavaliere
 E se a pranzo si dee tutto concludere
 l’ora preffissa anticipar conviene.
 (Questa mattina io mangierò pur bene).
 
935   Amico grandissimo
 io vo’ compiacervi,
 voi siete dolcissimo
 nel chieder favori;
 verrò non temete
940all’ora prescrittami
 a pranzo verrò.
 
    Onor così piccolo
 ad uno che prega
 con grazia ed ossequio
945conceder si può;
 all’ora prescritta
 Pancrazio verrò
 (e intanto la fame
 così lascierò). (Da sé)
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO e poi LISETTA
 
 Pancrazio
950Che superbo curioso!
 Non sputa che grandeze! Oh quanto è strana
 la povertà superba,
 massime in chi pel vizio
 miserabil si ritrova e in precipizio.
955Ei vuol... Non mi soviene.
 Ei venne... Oh ciel! Perché?
 Mi par che venne per sposarsi a me.
 Questa sì ch’è graziosa,
 il povero Pancrazio è fatto sposa.
960Lisetta, o mia Lisetta
 vien qua, m’ascolta.
 Lisetta
                                       Oh buone nuove assai.
 Pancrazio
 Ridi Lisetta mia.
 Lisetta
                                  Perché?
 Pancrazio
                                                   Trovai
 un uomo che mi vuol.
 Lisetta
                                          Rido davvero.
 Chi è questo?
 Pancrazio
                            Il conte... No.
 Lisetta
                                                      Né il cavaliero?
 Pancrazio
965Oh sì fu quello appunto.
 Ma dimmi non sarebbe un matrimonio
 bello invero e gentile?
 Lisetta
 Veder non si potrebbe altro simile.
 Pancrazio
 Volo a dirlo a Dorisbe.
 Lisetta
                                           Meno fretta,
970forse avrete sbagliato.
 Pancrazio
 No no, non sbaglio no, son maritato.
 
    Forse non ho un bel viso!
 Forse non ho un bel naso!
 Il merito raviso
975di chi m’ha persuaso;
 oh cara oh bella cosa!
 Lisetta graziosa
 con te mi sposerò.
 
    Allora che diranno?
980Smorfiose, pontigliose
 tante che l’esser spose
 speravano con me?
 D’invidia crepparanno;
 fra tanto io goderò.
 
 SCENA XIII
 
 LISETTA ed il CAVALIERE
 
 Lisetta
985In verità del mio padrone il genio
 molto allegro mi sembra e in compagnia
 non può di lui regnar malinconia.
 Cavaliere
 Lisetta a che ora suole
 pranzare il tuo padrone?
 Lisetta
                                                Ei chiede in tavola
990tosto che è ritornato.
 Cavaliere
 (Dunque gl’è ben che io abbia anticipato).
 Lisetta
 È forse del padrone
 comensale anche lei?
 Questa cosa da ver la goderei.
 Cavaliere
995Da lui volea saper... Ma siete appunto
 opportuna Lisetta
 ad appagare il genio mio.
 Lisetta
                                                 Comandi.
 Cavaliere
 Quanto di dote alla sua figlia serba
 questo signor Pancrazio?
 Lisetta
                                                Io non lo so,
1000secondo l’occasione io crederò.
 Cavaliere
 Mille ducati deve darli a me
 ed allo sposo il pro
 con un cinque per cento io pagherò.
 Lisetta
 Ma ella vede ben... Convien che tutta
1005la dote egli consegni in man di lui.
 Cavaliere
 Siamo intesi fra noi,
 gli fo distinta grazia
 tal somma ad impiegar con sicurezza.
 Lisetta
 Trattandosi di dote
1010veder bisogna i fondamenti.
 Cavaliere
                                                      Bene.
 Già lo sposo è contento. Egli assicura
 su’ suoi beni la dote
 e impedir non si dee ch’egli investisca
 mille ducati e a me li favorisca.
 Lisetta
1015Se matrimonio tal succederà...
 Cavaliere
 Succederà, lo so, succederà.
 Lisetta
 Se lo sposo vorrà mille ducati
 dare a voi...
 Cavaliere
                         Li darà, sì li darà.
 
 SCENA XIV
 
 MADAMA e detti
 
 Madama
 Dov’è il signor Pancrazio?
1020Quasi del desinar passata è l’ora
 e non si vede ancora?
 Lisetta
 Sarà pei fatti suoi.
 Cavaliere
 Avrò l’onor di desinar con voi. (A madama)
 Madama
 Dorisbe m’ha invitata.
 Cavaliere
1025Pancrazio m’ha pregato,
 non vado mai a desinar da alcuno.
 Lisetta
 (Ehi se posso vuo’ farlo andar digiuno).
 Madama
 (Oh la sarebbe bella).
 Lisetta
 (Voi secondate un poco,
1030forse non riescirà cattivo gioco).
 
 SCENA XV
 
 SCROCCA e detti
 
 Scrocca
 Sia ringraziato il cielo;
 trovato ho vosustrissima. (Al cavaliere)
 Padrona colendissima. (A madama)
 Ragazza gentilissima. (A Lisetta)
 Lisetta
1035Bella caricatura sguaiatissima.
 Scrocca
 Una parola in grazia. (Al cavaliere)
 Cavaliere
 Tu mi vieni a seccare.
 Scrocca
 (Oggi signor non v’è da desinare).
 Cavaliere
 (Io resto a pranzo con Pancrazio mio).
 Scrocca
1040(Se ci restate voi, ci resto anch’io).
 Cavaliere
 E quando viene? Un’ora
 è doppo il mezzodì.
 (Dalla fame languisco).
 Lisetta
                                             Eccolo qui.
 
 SCENA XVI
 
 PANCRAZIO e detti
 
 Pancrazio
 Servo di lor signori.
 Cavaliere
1045Buongiorno amico mio.
 Scrocca
 La riverisco anch’io.
 Pancrazio
 Che vogliono da me?
 Cavaliere
                                         Venuto sono
 a desinar con voi.
 Pancrazio
                                   Chiedo perdono,
 sappia vossignoria
1050ch’io non faccio locanda in casa mia.
 Scrocca
 (Oh bella!)
 Lisetta
                        (Oh buona affé!)
 Cavaliere
 Voi non diceste a me
 che venissi a pranzare? Non son balordo.
 Pancrazio
 Io dissi?...
 Cavaliere
                      Sì signor.
 Pancrazio
                                          Non mi ricordo,
1055e voi signora mia? (A madama)
 Madama
                                      Sono invitata
 da Dorisbe che seco aver mi brama.
 Pancrazio
 E voi? (A Scrocca)
 Scrocca
                Col piatto servirò madama.
 Pancrazio
 Viva; bravi, ne godo.
 Lisetta
 Signor patron, vi lodo,
1060in villa per goder così si fa,
 usar conviene la generosità.
 Pancrazio
 (Cara Lisetta mia
 codesto cavalier non lo vorrei). (Piano a Lisetta)
 Lisetta
 (Lasciate fare a me). (Piano a Pancrazio)
 Pancrazio
1065(E il servo?) (Come sopra)
 Lisetta
                           (Se n’andrà). (Come sopra)
 Pancrazio
                                                      (Confido in te). (Come sopra)
 Scrocca
 (Che diran fra di lor serva e padrone?)
 Cavaliere
 (Studiano per trattarmi in soggezione).
 Madama
 Scusate se l’invito
 con ardire ho accettato. (A Pancrazio)
 Pancrazio
1070Son io che v’ho invitato?
 Madama
 No la vostra figliuola.
 Pancrazio
                                         Ah sì gli è vero.
 Cavaliere
 Amico, colle dame
 siate gentil; questa signora ha fame.
 Lisetta
 E lei? (Al cavaliere)
 Cavaliere
               Così e così.
 Lisetta
1075E voi? (A Scrocca)
 Scrocca
                Un poco più.
 Lisetta
 Vado a far preparar? (A Pancrazio)
 Pancrazio
                                          Pensaci tu.
 Lisetta
 
    Vado a far dare in tavola,
 vado e ritorno subito,
 fatto sarà non dubito
1080un desinare amplissimo,
 fatto sarà prestissimo,
 tosto ritorno qui. (Parte)
 
 Madama
 
    Trattanto che ritorna
 che cosa si farà?
 
 Pancrazio
 
1085Si sta in conversazione.
 
 Madama
 
 Cantiamo una canzone.
 
 Cavaliere
 
 Ma se cantar non posso.
 
 Scrocca
 
 Non posso in verità.
 
 Madama
 
    Proviamola cantiamola
1090che intanto venirà.
 
 Pancrazio
 
    Trovatela intonatela,
 da noi si canterà.
 
 Madama
 
    Parole e musica
 tenete qua.
 
 a quattro
 
1095   Viva il cappone,
 viva il piccione,
 viva il ragù. (Il cavaliere e Scrocca cantando languiscono dalla fame)
 
    Oh che sapore,
 che buon odore,
1100non posso più.
 
 Cavaliere
 
    Ecco Lisetta.
 
 Scrocca
 
 La canzonetta
 terminerà.
 
 Cavaliere
 
    Andiamo, andiamo.
 
 Scrocca
 
1105Si mangierà.
 
 Lisetta
 
    Il cuoco ha fatti
 dodeci piatti.
 
 Cavaliere
 
 Bene, e così?
 
 Lisetta
 
 Suppa santé.
 
 Scrocca
 
1110Buona per me.
 
 Lisetta
 
 Carne astuffatta.
 
 Cavaliere
 
 Sarà pregiata.
 
 Lisetta
 
 Tante polpette.
 
 Scrocca
 
 Uh benedette.
 
 Lisetta
 
1115Polli arrostiti.
 
 Cavaliere
 
 Sono esquisiti.
 
 Lisetta
 
 Tant’altre cose. (Lisetta parte)
 
 Scrocca
 
 Tutte gustose.
 
 tutti
 
 Si scialerà.
 
 Lisetta
 
1120   Ahi che disgrazia. (Lisetta ritorna)
 
 Cavaliere
 
 Cos’è accaduto?
 
 Lisetta
 
 Ahi che accidente.
 
 Scrocca
 
 Ch’è succeduto?
 
 Lisetta
 
 È morto il cuoco,
1125si è spento il fuoco.
 
 tutti
 
 Eh!
 
 Lisetta
 
 Son rotti i piatti
 dai cani e gatti.
 
 tutti
 
 Oh!
 
 Lisetta
 
1130Non v’è più niente,
 mangiato fu.
 
 tutti
 
 Uh!
 
    Oh che disgrazia!
 Non mangio più.
 
 Madama
 
1135   Se non si mangia
 che s’ha da far?
 
 Lisetta
 
    Passar la fame
 s’ha col cantar.
 
 tutti
 
    Viva il cappone,
1140viva il piccione,
 viva il ragù.
 
    Oh che sapore,
 che buon odore,
 non posso più.
 
 Fine dell’atto secondo